SCANDALOSI LEGAMI - SESTA PUNTATA
Quando le sue labbra calarono
lentamente su di lei ebbe un fremito inaspettato. Chiuse gli occhi mentre
percepiva il contatto con quella bocca carnosa. Andrea aveva labbra morbide e
seducenti. Labbra tali da far impazzire una donna. Diana accolse quel bacio
come se fosse in trance, le membra intorpidite e lo stomaco in subbuglio. Fu un
contatto lieve, appena accennato, ma bastò a scatenarle dentro una tempesta
ormonale di rara intensità, quasi fosse un’adolescente al primo bacio.
Le girava anche un po’ la testa.
Trattenne il fiato, mentre Sartori apriva
piano la bocca, lasciando scorrere la lingua sulle sue labbra chiuse per
indurla ad aprirle. Un invito che non potè rifiutare. Quale donna sana di mente
lo avrebbe fatto? Il bacio si intensificò. Divenne un groviglio di lingue e di
saliva, decisamente divino.
Quindi lui si staccò all’improvviso. Diana
riaprì gli occhi e si avvide che Sartori non aveva distolto lo sguardo da lei
un solo istante.
– Buona notte, Diana – alitò, le labbra
ancora così vicine alle sue che poteva percepire il suo respiro, leggermente
accelerato.
Prima che lei riuscisse a formulare una
frase coerente, si era già allontanato. Lo guardò risalire sulla sua auto
sportiva e ripartire a grande velocità.
Mamma
mia!
Quello sì che era stato un bacio. Suo
malgrado non riuscì a evitare di chiedersi come sarebbe stato spingersi oltre,
con un uomo così. Ma con ogni probabilità non l’avrebbe mai scoperto.
***
In quel sabato pomeriggio di fine
novembre piazza San Carlo era incredibilmente affollata. Viola si strinse nel
cappotto di lana rosso e si guardò intorno col cuore in gola. Non le sembrava vero
che fossero passati cinque giorni da quando si era appartata col professor
Torre, nel corridoio del secondo piano. Giorni interminabili, in cui non aveva
fatto altro che desiderare di restare sola con lui, almeno un’altra volta. E
adesso se ne stava lì, a passeggiare sotto i portici controllando l’orologio ogni due minuti, in trepidante
attesa. Se solo una settimana prima le avessero detto che avrebbe avuto un
appuntamento con il suo insegnante d’inglese, si sarebbe messa a ridere. Be’,
non che si trattasse di un vero
appuntamento. Dovevano vedersi per parlare dello spettacolo di fine anno.
Ma
cosa si aspettava?
Quella aveva tutta l’aria di essere una
cotta e anche piuttosto seria. Si era presa una sbandata per il suo professore,
il che era di per sé una cosa da sfigati. Nel novantanove per cento dei casi,
quel genere di cose finivano in un mare di lacrime.
Sospirò, sfregandosi le mani intirizzite,
quando in fondo ai portici si materializzò l’oggetto dei suoi pensieri.
Camminava adagio, le mani infilate nelle tasche dei jeans, che lo fasciavano
come una seconda pelle, e gli occhi vigili, attenti.
Viola agitò una mano, come se temesse di
non essere vista in mezzo a tutta quella gente, ma lui l’aveva già notata e
stava per affrettarsi nella sua direzione. – Forse incontrarsi qui non è stata
una buona idea – disse, nel tentativo di calmare il battito impazzito del
proprio cuore. – Di sabato pomeriggio il centro di Torino è un gran casino.
Torre le dedicò un sorriso. – Già. L’ho
notato. Vivo qui da tre mesi e ancora non mi sono abituato alla vita di città.
Prima insegnavo in una scuola di campagna, nella provincia di Asti. Tutta
un’altra cosa.
Avvicinandosi le porse la mano, senza interrompere
il contatto visivo. Viola gliela strinse e trasalì; per un istante ebbe
l’impressione di essere fulminata da una scarica elettrica. Possibile che solo
sfiorargli le dita le provocasse un’emozione tanto forte? Si domandò cosa sarebbe
accaduto se lui l’avesse baciata, ma scacciò all’istante quel pensiero
pericoloso.
Lui continuava a sorriderle, chiuso in una
giacca di pelle che gli stava da dio. – Mi sembri mezza congelata, dai che ti
offro una cioccolata calda. Il Caffè Torino ne prepara una davvero ottima.
Viola si ritrovò ad annuire come una
deficiente, quasi le parole non volessero uscirle di bocca e fosse diventata
improvvisamente muta. Il che non era del tutto inesatto. In presenza di
quell’uomo si ritrovava col cervello disconnesso.
Entrarono in quello che era uno dei locali
storici della città e si sedettero a un tavolino un po’ appartato. Se dovevano
parlare del loro progetto avevano bisogno di tranquillità, le aveva fatto
notare lui. Oddio, le tremavano le ginocchia ed era un bene che avesse preso
posto, altrimenti avrebbe rischiato di finire con il culo a terra.
– Allora – cominciò Torre in un tono da
confabulatore. – Avrei pensato di mettere in scena Romeo e Giulietta. Tu cosa
ne pensi?
Viola si sentì andare in fiamme. Odiava
sentirsi così in imbarazzo; stava facendo la figura della stupida. – È un’ottima
idea, professore. Romeo e Giulietta è la mia tragegia preferita.
Lui rise piano. – Chiamami Jacopo, almeno
quando non siamo in classe. Professore mi suona troppo pomposo e, se dobbiamo
lavorare insieme, voglio che si crei fra noi un rapporto di confidenza e intesa
reciproca.
A Viola quasi cascò la mascella. Sembrava
tutto irreale. Finora lo aveva chiamato per nome soltanto nei sogni. – Ehm, va
bene Jacopo. Spero di non deludere la tua fiducia.
– Non accadrà. Saremo una grande squadra
tu ed io, ne sono certo.
Etichette: erotico, New Adult, Romanzi a puntate
4 Commenti:
Cara consorella Laura, non ho resistito e sono corsa a leggere la nuova puntata. Ma adesso vogliamo sapere cosa pensa lui, che si sta facendo desiderare.... Che la Dea ti benedica, Anonima Strega
Ciao, consorella. Grazie per la fretta con cui ti sei precipitata a leggermi. Pazienta ancora un po' e tutto verrà svelato. ;-)
Laura... mamma mia, davvero (per dirla con Diana)! La sua storia con Andrea appassiona, assolutamente!
Sono anche contenta di assistere agli sviluppi tra Jacopo e Viola, anche se... uhm, spero davvero che lui non faccia troppo il "bastardo" con quella che, in fondo, è una sua studentessa! A proposito: sbaglio, o non ci hai lasciato una foto di come immagini Jacopo? Mi sembra di no, ho riguardato tutte le altre puntate e non ho visto qualcosa del genere...
A presto, Eva
Ma sai che hai ragione, Eva? Provvederò. Per la foto, intendo. :-)
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